27 luglio 2007

Vecchiaia e libero arbitrio

Gli ultimi due post non possono che mettere le basi per una mia ipotetica vecchiaia in solitudine. E la vecchiaia in solitudine è l'agonia più atroce a cui purtroppo assisto spesso nello svolgimento del mio lavoro.
Tuttavia ogni scelta implica una rinuncia. E la scelta di evitare a me le sofferenze di una vita di coppia e ad ipotetici figli le sofferenze che la vita impone, implica una vecchiaia in solitudine.
Mi rendo conto di come sia ipocrita parlare di vecchiaia a 33 anni... sapendo benissimo di non essere padrone nemmeno del tempo necessario per terminare il prossimo respiro oppure per finire le poche righe di questo post. Ma se nonostante ciò la vita mi imporrà anche la prova della vecchiaia, cercherò di affrontarla mirando all'obiettivo che da sempre caratterizza la mia esistenza, ovvero quello di ridurre al minimo il dolore che provoco agli altri e a me stesso. E per ottenere questo potrebbe essere necessario, al momento opportuno, darmi autonomamente e con serenità la morte prima che non sia troppo tardi perfino per poter esercitare questo ultimo libero arbitrio... senza rimpianti, senza paura ne dolore ma con la consapevolezza di aver amato i miei figli talmente tanto da non averli voluti concepire, e di aver onorato la mia sposa al punto tale di non aver mai avuto bisogno che dalla sua natura pura di "Idea" decadesse fino ad assumere le miserie della corporalità umana.

Ma chi mai potrebbe essere felice?

La felicità...forse è una esperienza che qualcuno riesce a vivere per brevi momenti.
Ma mi chiedo chi nella nostra società indirizzata al produrre e al consumare, peraltro in recessione economica e in minoranza demografica rispetto a enormi popolazioni emergenti, possa aver qualche motivo per essere felice?
Si nasce... se va bene in una famiglia media. Giochi da bambini, notti passate ad attendere il natale, e corse spensierate. Poi le piccole responsabilità, la scuola elementare. Nel frattempo magari la malattia o la morte di un genitore oppure la pace in famiglia che viene a mancare; separazioni e divorzi. I più svegli si pongono domande, gli altri cominciano a chiudersi su se stessi. Poi le scuole medie e le prime scelte di cosa fare della propria vita. Per alcuni sarà subito lavoro e la conseguente presa di coscienza della propria infanzia che se ne sta precocemente andando. Per altri sarà ancora scuola... molti ci proveranno, alcuni non avranno le capacità per andare avanti. Da qui l'accorgersi di essere meno dotati di altri ed avere un futuro relegato nella mediocrità in quanto carenti di capacità. Chi si diploma e trova un lavoro chiude la propria giovinezza precocemente su un cartellino da timbrare o dietro un tavolo di un ufficio. Oppure consuma le scarpe con cui prima giocava a pallone e correva dietro alle ragazzine, per andare da un ufficio di collocamento all'altro o peggio per fare il giro delle agenzie di lavoro interinale.
Qualcuno va poi all'università... ci vogliono soldi, voglia e capacità, altrimenti il fallimento è garantito prima della partenza; gente che si spacca il muso sui test di ammissione, eserciti che abbandonano durante i primi anni. Eppure una minima parte ce la fa e si laurea. E nuovamente la lotta per un posto di lavoro, e gli anni passano. Per alcuni lavori la laurea non è sufficiente e si è costretti a selezioni durissime per l'accesso alle scuole si specializzazione. Se le si supera si è attesi da altri cinque anni di università, con una borsa di studio da fame. E alla fine ancora la difficoltà di vincere un concorso. Intanto di anni ne sono passati parecchi. Non si ricordano neppure più i tempi dei giochi, si è senza una famiglia e senza amici. Si trovano in testa i primi capelli bianchi e ci si rende conto che non è senza pagare un prezzo salato che si diventa grandi. Poi una natura cieca ti fa bere alla coppa dell'amore, che tu sai avvelenata... e dio solo sa qual'è la sofferenza che ne deriva.
Qualcuno ha avuto esperienze più positive di queste?
Nel nostro vivere occidentale non vi è nulla di cui poter essere felici.

26 luglio 2007

La famiglia

Il Vero o il Falso è sempre relativo al punto di osservazione dell'oggetto, nella fattispecie è relativo alle esperienze di vita di ognuno di noi. L'oggetto di cui parlo è la famiglia.
Per me la famiglia ha rappresentano una dei più grandi modelli di falsità che abbia mai conosciuto. E il periodo di osservazione non è quello di qualche giorno, bensì 33 anni, tutta la mia vita. Prima i miei genitori che non si sono mai parlati se non per litigare; non so descrivere la sofferenza che questo ha causato nella mia piccola realtà di bambino, di figlio unico e profondamente solo. Quando avevo 13 anni, una mattina mentre ero alla scuola media, i miei genitori erano in tribunale a separarsi. Qualche anno dopo hanno poi divorziato. Spesso mi chiedo come in quella infanzia spezzata abbia potuto non impazzire dal dolore.
Anni dopo ho deciso di poter tentare di crederci... ed ecco l'esperienza con C. Dieci anni. Dieci anni in cui ho creduto, mi sono forse illuso di avere una famiglia... poi l'abbandono vigliacco. Spero per C. che non abbia la minima idea della sofferenza che il suo gesto mi ha provocato.
Ora comunque non ci credo più... nelle mie esperienze e nella mappa del mondo che ne è derivata la famiglia è solo una cagata pazzesca. Una raccolta di falsità a volte nascoste da una maschera di perbenismo per configurare quel quadro di quiete domestica che in realtà fa ardere le tombe. Anche se mi dovessi nuovamente innamorare so che passerò il resto della mia vita dilaniato dalla solitudine ma almeno libero dalle sofferenze che entrambe le mie esperienze familiari mi hanno provocato. Vivo questa situazione come ineluttabile... non vedo nessuna possibilità di cambiamento. Cercherò di sopravvivere per il tempo che mi resta sostenuto dai successi lavorativi . Certo non è una bella vita... e soprattutto è una vita che mi ha insegnato a non temere la morte.

21 luglio 2007

Heautontimorumenos

Ultimamente mi chiedo se capiti anche agli altri di avere la sensazione che nell'esistenza vi sia qualcosa che non quadra. E' una sensazione strana ed indefinita a cui non so dare parole di descrizione, tuttavia credo che chiunque altro dovesse averla provata sappia benissimo a cosa mi riferisco. Ma forse sono solo sciocchezze per una mente che non trova di meglio che impegnarsi a punire se stessa. Penso comunque che una risposta logicamente coerente a riguardo non sarà mai data per conseguenza di quanto enunciato da Kurt Gödel (nella foto) sull'impossibilità di descrivere completamente un sistema osservandolo dal suo interno.

19 luglio 2007

Blog felino

Da sempre colpito dalla dignità dei gatti, tanto grande da essere perfino superiore all'idiozia di chi li avvelena e li annega; da sempre stupito dell'indifferenza con cui i gatti passano da un divano di velluto di un ricco salotto ai rottami rugginosi di una discarica; da sempre deliziato dall'amicizia, dalla compagnia e dall'amore di questi spiritelli liberi e irrequieti

DICHIARO

il presente blog "Blog Felino" e lo fregio dello specifico banner:


I gatti sono anche sensibilissimi: leggete qui!

18 luglio 2007

L'emozione di cominciare a vedere

Per 33 anni ho preteso con l'arroganza della logica e della ragione di conoscere e controllare me stesso e ciò che accadeva nella "realtà" intorno a me, e ho vissuto nella più completa cecità senza rendermi conto della mia condizione di schiavo. Poi ho cominciato a seguire l'istinto, non ho veduto nulla ma mi si sono aperti gli occhi sulla mia condizione di prigioniero. Ora seguo il mio maestro, e forse sto cominciando ad intuire qualcosa della vera mia natura e della natura di quello che mi circonda. Sto togliendomi le bende che fino ad oggi mi hanno impedito di vedere, sto spezzando le catene che fino ad oggi mi hanno tenuto legato impedendomi di esplorare la realtà. Mi fanno male gli occhi e le gambe perché entrambi non sono stati mai usati. Sto accorgendomi che nulla PER ME, IN ME e ATTORNO A ME è assoluto. Nemmeno il mio ultimo pensiero mentre scrivo queste righe. In questi giorni sta succedendo qualcosa di grande nella mia vita.

17 luglio 2007

La fine del trasloco

Qualche settimana fa ho inviato un sms a C. affinché venisse in quella che è stata la nostra casa e recuperasse tutti i vestiti che aveva lasciato... per portarli via le è stata comoda la valigia che avevavo comprato per le nostre ultime vacanze. Nemmeno una parola scambiata.
Ieri ricevo un messaggio da C. in cui mi dice di aver bisogno dei suoi libri dell'università, in serata li raccolgo tutti e li porto a casa di sua mamma, dove lei ora abita. Oltretutto avevo anche un piccolo debito con sua mamma e ieri è stata l'occasione anche per saldare quest'ultima pendenza.
Penso che ormai nei confronti di C. sia tutto compiuto. Nella mia casa ormai vi è davero poco che parli ancora di lei... anche se dieci anni non potranno mai essere completamente cancellati. A volte mi chiedo se mi sono mai meritato quasta ragazza... ed ogni volta la risposta manca.
Ho la sensazione di aver ormai dato tutto nella vita. Mi rimane solamente l'ultimo dovere di seguire il mio maestro e farmi da lui condurre dove egli riterrà opportuno.

16 luglio 2007

Allenamento e disciplina

Con fatica sto imparando ad ascoltare il mio maestro. Credo sia lo stadio di evoluzione successivo a quello fondamentale della consapevolezza ovvero la scoperta del maestro. E' un percorso difficile che sto facendo nella più completa solitudine. Ma guardando a ritroso la mia vita mi è evidente come le mie scelte abbiano sempre privilegiato le strade in salita rinunciando a ciò che risultava apparentemente facile. E questo non certo per spirito di sfida ma semplicemente perché quelle erano le strade verso cui mi portava a volte il cuore e a volte la ragione.
Ora mi accorgo come la mia disciplina, forse la più dura che potessi seguire ma sicuramente la più consona all'umanità che mi affligge, stia portando a dei risultati. Non parlo di risultati "materiali" (tipo "lavoro", "amore" e "denaro" e altre demenzialità da oroscopo di ultima pagina del programmino della televisione), bensì di evoluzione di tutto ciò che non è corporeo, che non è intriso dell'umanità che spesso mi ha fatto gioire e soffrire ma sempre superficialmente. Potrei anche parlare di evoluzione spirituale se fossi certo che il termine "spirito" non sia travisato alla luce (peraltro molto fioca) di vacue idiozie religiose.
La voce del maestro è il silenzio, le sue lezioni sono la gioia e il dolore e il mio compito è il distacco tanto dalla prima quanto dal secondo.

14 luglio 2007

Prima di compiere una vendetta scava due fosse.

11 luglio 2007

Fragile compagno mio

Persino van Gogh aveva un fratello a cui scrivere. Io non ho neppure quello. In compenso ho una vita avventurosa come la sua. E come la sua sarà la mia morte, per mia mano, in piena lucidità, lavorando.

07 luglio 2007

La solitudine

La solitudine è un'agonia atroce, è come un cancro che uccide dall'interno; è la morte che si diverte ad arrivare in ritardo pur rubando tempo alla vita.