28 agosto 2007

La luna del grano

Ieri sera sono stato a cena da amici in quel di Catelnuovo Scrivia. Era la festa del paese, c'era tantissima gente, le bancarelle e i fuochi d'artificio. Tutto perfetto ma la cosa che mi ha incantato e distratto dalla compagnia è stata la luna quasi piena che illuminava un cielo limpidissimo. La luna del grano che questa sera è si presenterà nel suo massimo splendore. Ieri notte sulla strada per casa pensavo quanto era bella e come fossi felice di godermela tutta per me e di non doverla condividere con nessun altro. E mai come ieri sono stato consapevole di amare la mia solitudine.

17 agosto 2007

Venerdì 17 agosto

Venerdì 17 agosto... che bell'inganno sei, anima mia.
Esattamente un anno fa, seduto ad un tavolo di una pizzeria, ho passato una delle peggiori serate della mia vita grazie a C.
Questa sera ho cenato seduto esattamente allo stesso tavolo della stessa pizzeria... ed è stata una serata serena.
C. rappresentava un tumore nella mia vita. A volte mi manca. Ma è una mancanza effimera. Sarebbe come aver subito l'amputazione di una gamba per un tumore: rimpiangere la gamba significherebbe rimpiangere anche il tumore.

16 agosto 2007

Cos'è la solitudine?

La solitudine è l'unica malattia dell'anima in cui anche le parole per descriverla abbandonano il malato.

09 agosto 2007

Ecco perché non sento il bisogno di credere in dio

La logica umana fa acqua da tutte le parti ma è sufficiente per evidenziare qual'è la natura del rapporto che l'uomo è in grado di stabilire con un ipotetico dio.

1. E' lecito definire un insieme in cui sono contenute tutte le cose esistenti al di la dei limiti della percezione e dell'astrazione umana, per cui l'essere umano risulta contenuto completamente in questo insieme che definisco "esistenza".
2. E' altrettanto lecito tentare una definizione di dio; l'unico modo alla portata dell'uomo per tentare questa definizione è trovare l'attributo comune che le diverse filosofie, le diverse religioni e le diverse teologie riferiscono come caratteristica di dio. In pratica si tratta di trovare un attributo che qualunque essere umano che si definisce credente riconosce come proprietà di dio. Questo punto comune esiste, è estremamente ben definito, ed è tanto banale quanto umano: dio è un'entità che trascende l'esistenza essendone il fattore determinante e governante. Su questo punto sfido chiunque a contraddirmi, a citarmi una religione, una teologia o una corrente di pensiero in cui dio non abbia il predetto attributo.
3. Essendo dio il fattore determinante dell'insieme "esistenza" è evidente che l'insieme "esistenza" è un sottoinsieme di dio; in altre parole dio è più grande dell'esistenza tanto da esserne il fattore determinante e governante, per cui l'esistenza è completamente contenuta in dio.
4. La logica umana, per quanto "debole", è sufficiente per definire i propri limiti. In particolare è dimostrabile che dall'interno di un insieme non è possibile descrivere completamente l'insieme stesso (è quanto affermato dai teoremi di incompletezza di Gödel di cui non sto a riportare la dimostrazione, che è comunque facilmente reperibile).
5. Essendo completamente contenuto nell'insieme "esistenza" l'uomo si trova in una posizione dalla quale non gli è possibile definire completamente l'esistenza.
6. Essendo l'insieme "esistenza" un sottoinsieme di dio, a maggior ragione l'uomo non è in grado di descrivere dio.
7. Ne deriva che l'uomo non è in grado di giungere a dio con un procedimento logico.
8. L'uomo può giungere a dio unicamente con un atto arbitrario non concepibile con la propria logica; questo viene definito "atto di fede".

Nessuno dei suddetti passaggi logici confuta l'esistenza di dio; negarne l'esistenza dal punto di vista dell'incongruenza logica equivale esattamente ad asserirla.
Inoltre il predetto ragionamento ha come corollario l'assoluta equivalenza del nucleo fondante di tutte le religioni in quanto l'appartenenza a nessuna di queste può prescindere dall'atto di fede qualunque sia il nome che si da a dio e qualunque sia il modo di pregarlo.

Non sento il bisogno di credere in dio semplicemente perché non ritengo né utile né costruttivo compiere un atto irrazionale ed arbitrario qual'è l'atto di fede. E ancor meno sono disposto ad indirizzare la mia vita in funzione di tale atto. Certo, l'atto di fede è comodo per controllare la propria angoscia; L'avere qualcuno onnipotente da pregare, qualcuno a cui rivolgersi nei momenti di difficoltà fa molto comodo. E' un'utile scorciatoia. Tuttavia io Preferisco ricercare le cause dell’angoscia nella mia vita e lavorarci sopra per eliminarle.
Infine tutte le religioni promettono una vita dopo la morte... un paradiso per chi ha creduto e ha rispettato la dottrina (chiaramente inventata da uomini) e la perdizione per gli altri. Altro problema che non mi tocca nella maniera più assoluta in quanto nel momento in cui finiranno i miei giorni sarò più che soddisfatto se potrò chiudere gli occhi per l'ultima volta con la certezza di aver vissuto da Uomo ovvero con dignità e coerenza. Per me è già faticosissimo cercare di ottenere questo obiettivo, e so che probabilmente in tutta la mia vita non riuscirò a raggiungerlo. Solo DOPO averlo raggiunto forse potrei pensare ANCHE a dio. E prima di definirsi credente ogni uomo dovrebbe chiedersi che senso possa avere preoccuparsi di morire "in grazia di dio" se prima non si è stati capaci di una vita degna di un Uomo.
Quando l'uomo non si è posto questa domanda ha partorito le peggiori aberrazioni di cui è stato capace: uccidere nel nome di dio, la santa inquisizione, le guerre sante, le crociate, la جهاد (Jihad), oppure si è inventato le Schutzstaffel (le SS) che guarda caso avevano come motto "got mit uns" (dio è con noi). Io non so se dio sia con me ma credo di aver provocato meno dolore di loro.

08 agosto 2007

Alcuni errori... si possono cancellare!!!

Frase scritta su un muro... vi sono passato davanti oggi e le ho scattato una foto con il telefonino. E' una bella frase anche se fondamentalmente falsa. Infatti è possibile cancellare le conseguenze di certi errori. Gli errori non si possono cancellare in quanto dal momento in cui sono stati commessi appartengono al passato e quindi ad uno spazio temporale sul quale non abbiamo nessuna possibilità d'azione. Inoltre non sarebbe nemmeno utile cancellarli... infatti l'unico senso che riesco a dare agli errori (e al dolore che hanno causato) è il valore della "lezione" che da questi si può trarre. Cancellare l'errore significherebbe cancellare anche la "lezione"... e in questo modo si verrebbe a perdere un'occasione di evoluzione personale.
Io non rinnego nessuno degli errori che ho commesso, in quanto sono stati anch'essi indispensabili per plasmare quello che ora sono. Cancellare quegli errori significherebbe cancellare parte di me stesso.