27 febbraio 2007

Oggi sto veramente bene!!!

Uscito dal lavoro a mezzogiorno... cielo limpidissimo, solcato solo dalle scie di due aerei. Il mio passo leggero sull'asfalto mi ricordava che la vita può anche essere bella.
Il mio ex capo che mi attendeva e mi offriva prima l'aperitivo e poi il pranzo.
Lunghe chiacchierate tra amici.
Poi il ritorno a casa fregandomene di partecipare alla riunione di reparto.
Sto riscoprendo il gusto di vivere!

17 febbraio 2007

"Tremate più voi nel pronunziare questa condanna, che io nel riceverla"


Il 17 febbraio del 1600 era un giovedì. Esattemente 407 anni fa moriva sul rogo Giordano Bruno, il simbolo dell'oppressione della chiesa cattolica sulla libertà di pensiero.
Nel mio blog non poteva mancare un ricordo di un così grande uomo che con socratica coerenza antepose alla morte il suo pensiero libero.
Per chi è interessato a Giordano Bruno segnalo il link ad un sito stupendo che lo riguarda: http://www.giordanobruno.info/

La città

La città e una prigione senza pareti.
Puoi scappare e nasconderti dalle tue malefatte ma non ne sarai mai libero.

16 febbraio 2007

Ho deluso me stesso

Una breve nota dal significato oscuro per tutti quelli che leggono... ma essendo questo un diario non può non rimanere traccia di un fatto così importante, di cui, per il momento, non mi va di parlare.
Oggi ho ingiustamente ma inevitabilmente (scegliendo il minore dei mali) deluso una persona che aveva creduto in me.
Comunque questo fa si che io sia molto deluso di me stesso.
Dagli errori si impara... ma a volte il prezzo è davvero alto. D'altro canto nella grande saggezza c'è grande dolore e chi incrementa il proprio sapere aumenta anche il proprio dolore.

10 febbraio 2007

Il relativismo


Il diffondersi della filosofia esistenzialista ha provocato il rifiuto dell'esistenza di una Verità assoluta. In ogni campo, non solo in quello religioso, si è ormai portati a pensare che tutto sia relativo: non esistono più principi morali oggettivamente validi, tutte le religioni sono buone, per cui bisogna essere accoglienti, aperti, tolleranti.

Questo è il relativismo.

Ratzinger lo teme e quindi lo condanna perché deve essere solo lui il portatore della Verità assoluta. Io invece lo trovo assolutamente costruttivo e necessario per l' equilibrio della società ormai globalizzata.

Ma relativisticamente si tratta solo di differenti punti di vista.

Comunque più passa il tempo e più la piccolezza di Ratzinger diventa macroscopica. E il dramma peggiore è che questo omuncolo influenzi pesantemente la politica del nostro paese. Vergogna a tutti quelli che si lasciano influenzare nei momenti in cui devono prendere delle decisioni che riguardano la conduzione di uno stato laico come (dovrebbe essere) il nostro. E si vergognino anche tutti quelli che hanno votato questa gentaglia.

07 febbraio 2007

Libertà!!!


A 33 anni voglio ricominciare a vivere ubriacandomi con la mia libertà!!!


Alle donne che mi ronzano intorno

A tutte le ragazze e donne che mi ronzano intorno: fate il piacere di girarmi al largo, ormai sono tornato quello di una volta; di voi, delle vostre menzogne, dei vostri capricci e delle vostre infedeltà ne ho le scatole piene. Mi provocate la nausea.

03 febbraio 2007

Teatro in corsia

Quello che sta succedendo nel reparto in cui lavorerò ancora per poco è allucinante. O meglio, se si mettono gli occhiali giusti, può anche risultare divertente...in particolare per me che ho la prospettiva a breve di andarmene.
Andare a lavorare in questi giorni equivale ad andare a teatro per assistere ad una rappresentazione tragicomica.
La situazione è questa: da molti mesi, prima dello 01.02.07 eravamo solo tre in organico a mandare avanti il reparto, l'attività chirurgica, l'ambulatorio e le consulenze specialistiche al pronto soccorso. Il vecchio primario è stato presente non oltre l'inizio di dicembre 2006.
Con i miei due colleghi, persone entrambe, come dire, "particolari", si era giunti ad un precario equilibrio di sopportazione reciproca... una specie di pace armata ma abbastanza duratura.
Il giorno 01.02.2007 si insedia un nuovo primario proveniente da una clinica universitaria. Non "porta" con sè nessuno, perciò la nostra azienda opta per una mobilità interna di due unità da un altro presidio ospedaliero verso il nostro reparto.
Quindi al primo febbraio l'organico risulta composto dal nuovo primario, dai miei due vecchi colleghi, dai due nuovi colleghi provenienti dall'altro presidio ospedaliero e da me. Tutto sommato un buon numero... dopo turni massacranti di reperibilità in tre, un organico di 5+1 poteva sicuramente portare ad un allentamento della tensione e ad una riduzione dei carichi di lavoro.
Ma invece della fine della tensione è cominciata la commedia. E siamo solo agli inizi! Ed io, vista la mia prossima partenza, ho l'onore e il privilegio (E LA FORTUNA!!!) di assistervi praticamente solo da spettatore.
Allora, ecco i fatti. Il giorno del suo insediamento il primario si trova sulla scrivania la delibera di accettazione del mio trasferimento da parte del mio nuovo ospedale con tanto di richiesta di nulla osta alla direzione generale (che mi può essere negato per non più di tre mesi)... il tutto, con un tempismo straordinario, protocollato il giorno prima a mezz'ora dalla chiusura dell'apposito ufficio. Questa è stata la prima bordata... appena insediato avere la prospettiva a breve di perdere una unità non è certo il massimo.
Ma il colpo peggiore viene dai due nuovi venuti... si scopre che saranno presenti in reparto solo due giorni alla settimana in quanto, per contratto, gli altri giorni presteranno servizio in un altro presidio dell'azienda. E i due si muovono in coppia indissolubile, camminano insieme, mangiano insieme, sono presenti o assenti dal reparto insieme. E guarda a caso saranno presenti solo e proprio nei due giorni della settimana in cui abbiamo seduta operatoria.
Ai miei due "vecchi" colleghi questa cosa proprio non va giù, ed effettivamente è difficile non immaginare l'evenienza di noi tre "vecchi" a mandare avanti reparto e ambulatorio e preparare i pazienti all'intervento che verrà svolto esclusivamente dai due "nuovi" con il primario. In pratica quindi la sensazione è quella che al primo di febbraio si sia insediata una equipe chirurgica a cui noi dobbiamo fare il lavoro sicuramente meno ambito di supporto ai pazienti da loro operati. E già questo provoca tensione.
Ma la cosa principale di destabilizzazione è la stesura dei turni di reperibilità che risulta estremamente difficoltosa dato che i due nuovi saranno presenti contemporaneamente solo due giorni alla settimana. E quì la tensione veramente aumenta.
Alla fine si riesce a "mettere giù" uno schema di reperibilità a mio avviso più che equo, nonostante i paletti imposti dai nuovi. Chiaramente è impossibile far coincidere numericamente il numero delle reperibilità in prima e seconda istanza. In pratica io e uno dei due nuovi, per febbraio abbiamo una reperibilità in più degli altri. A me non me ne importa nulla, ma l'altro si è sentito ingiustamente sovraccaricato di lavoro. E da quì è partita una discussione abbastanza tesa tra uno dei miei vecchi colleghi e questo nuovo.
Ma la parte migliore è stato il discorso fatto dal primario il giorno del suo insediamento. Discorso pacato e tutto sommato costruttivo benché secondo me siano emerse delle stranezze. Ma il punto forte è stato il finale. In pratica il primario, senza nessun motivo, si è incupito e con gli occhi a fessura, la mano tremante e la voce sibilante e uscito con una affermazione del tipo: "se qualcuno prende delle iniziative, ed io lo vengo a sapere, gliela farò pagare amaramente". Questa frase è stata recepita da noi "vecchi" come una minaccia. Si, una minaccia fuori da qualunque contesto ed estremamente ermetica nel contenuto. Premesso che una frase del genere veramente male si adatta ad un discorso di "insediamento", rimane l'assoluta indeterminazione del contenuto.
A mio avviso una frase del genere trova la sua origine nel fatto che il nuovo primario, pur non essendo un universitario, ha passato gli ultimi 25 anni di lavoro in un reparto universitario, con un primario, ovviamente, universitario. Questo genere di frasi sono tipiche proprio dei primari universitari ai quali nel nostro paese è dato di fatto decidere della vita o della morte professionale dei collaboratori.
Questa frase, per quanto ripugnante, poteva essere pronunciata in un reparto universitario MA MAI E POI MAI al momento di insediarsi come primario in un reparto ospedaliero.
La frase a me ha fatto sorridere per la sua pochezza e stupidità, ma così non è stato per uno dei miei due vecchi colleghi che si è incazzato in maniera furibonda... sul momento non ha avuto la prontezza di rispondergli, mai ieri, appena il primario è arrivato, non gli ha lasciato nemmeno il tempo di togliersi il cappotto e con fare educato ma deciso gli ha ribadito che in quel reparto nessuno minaccia nessuno e da quel momento esige che egli si rivolga a lui dandogli del esclusivamente del lei.
Nel frattempo, ieri, i due nuovi arrivati si sono mostrati abbastanza sconvolti del posto e della situazione... e si sono fatti scappare, anche con il primario, di star considerando seriemente l'ipotesi di tornarsene da dove sono venuti.
Tutto questo in soli DUE giorni di gestione del nuovo primario.
Ci sarebbe da piangere... ma fortunatamente a me viene da ridere data la mia posizione privilegiata di spettatore che a breve abbandonerà questo pietoso teatro.
Ripensando però al nuovo collega tanto indignato per aver una reperibilità in più di alcuni altri, mi viene in mente Schroeder, il pescatore dell' "Antologia di Spoon River":

Schroeder, il pescatore


Sedevo sulla riva del Bernadotte

e gettavo molliche nell'acqua,

per vedere i pesciolini combattere

finché il più forte otteneva la preda.

Oppure andavo al mio piccolo pascolo,

dove i maiali tranquilli se ne dormivano nella broda

o ammusando amorosamente fra loro,

e vuotavo un canestro di meliga gialla

e li osservavo spingersi e strillare e mordersi

e pestarsi l'un l'altro per arrivarci.

E così vidi la tenuta di Christian Dallman

di più di tremila acri

inghiottire il pezzetto di Felix Schmidt,

come un luccio inghiottire un pesciolino.

Dico, se c'è qualcosa nell'uomo -

spirito, o coscienza, o soffio di Dio -

che lo renda diverso dai pesci e dai porci,

mi piacerebbe vederlo!

Edgard Lee Masters