27 luglio 2007

Ma chi mai potrebbe essere felice?

La felicità...forse è una esperienza che qualcuno riesce a vivere per brevi momenti.
Ma mi chiedo chi nella nostra società indirizzata al produrre e al consumare, peraltro in recessione economica e in minoranza demografica rispetto a enormi popolazioni emergenti, possa aver qualche motivo per essere felice?
Si nasce... se va bene in una famiglia media. Giochi da bambini, notti passate ad attendere il natale, e corse spensierate. Poi le piccole responsabilità, la scuola elementare. Nel frattempo magari la malattia o la morte di un genitore oppure la pace in famiglia che viene a mancare; separazioni e divorzi. I più svegli si pongono domande, gli altri cominciano a chiudersi su se stessi. Poi le scuole medie e le prime scelte di cosa fare della propria vita. Per alcuni sarà subito lavoro e la conseguente presa di coscienza della propria infanzia che se ne sta precocemente andando. Per altri sarà ancora scuola... molti ci proveranno, alcuni non avranno le capacità per andare avanti. Da qui l'accorgersi di essere meno dotati di altri ed avere un futuro relegato nella mediocrità in quanto carenti di capacità. Chi si diploma e trova un lavoro chiude la propria giovinezza precocemente su un cartellino da timbrare o dietro un tavolo di un ufficio. Oppure consuma le scarpe con cui prima giocava a pallone e correva dietro alle ragazzine, per andare da un ufficio di collocamento all'altro o peggio per fare il giro delle agenzie di lavoro interinale.
Qualcuno va poi all'università... ci vogliono soldi, voglia e capacità, altrimenti il fallimento è garantito prima della partenza; gente che si spacca il muso sui test di ammissione, eserciti che abbandonano durante i primi anni. Eppure una minima parte ce la fa e si laurea. E nuovamente la lotta per un posto di lavoro, e gli anni passano. Per alcuni lavori la laurea non è sufficiente e si è costretti a selezioni durissime per l'accesso alle scuole si specializzazione. Se le si supera si è attesi da altri cinque anni di università, con una borsa di studio da fame. E alla fine ancora la difficoltà di vincere un concorso. Intanto di anni ne sono passati parecchi. Non si ricordano neppure più i tempi dei giochi, si è senza una famiglia e senza amici. Si trovano in testa i primi capelli bianchi e ci si rende conto che non è senza pagare un prezzo salato che si diventa grandi. Poi una natura cieca ti fa bere alla coppa dell'amore, che tu sai avvelenata... e dio solo sa qual'è la sofferenza che ne deriva.
Qualcuno ha avuto esperienze più positive di queste?
Nel nostro vivere occidentale non vi è nulla di cui poter essere felici.

2 Comments:

Blogger ilaron said...

Io.
ciao

11 agosto, 2007 05:57  
Blogger Il lato in ombra della collina said...

Sei la persona più fortunata con cui abbia mai avuto la fortuna di parlare!

11 agosto, 2007 22:03  

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