03 febbraio 2007

Teatro in corsia

Quello che sta succedendo nel reparto in cui lavorerò ancora per poco è allucinante. O meglio, se si mettono gli occhiali giusti, può anche risultare divertente...in particolare per me che ho la prospettiva a breve di andarmene.
Andare a lavorare in questi giorni equivale ad andare a teatro per assistere ad una rappresentazione tragicomica.
La situazione è questa: da molti mesi, prima dello 01.02.07 eravamo solo tre in organico a mandare avanti il reparto, l'attività chirurgica, l'ambulatorio e le consulenze specialistiche al pronto soccorso. Il vecchio primario è stato presente non oltre l'inizio di dicembre 2006.
Con i miei due colleghi, persone entrambe, come dire, "particolari", si era giunti ad un precario equilibrio di sopportazione reciproca... una specie di pace armata ma abbastanza duratura.
Il giorno 01.02.2007 si insedia un nuovo primario proveniente da una clinica universitaria. Non "porta" con sè nessuno, perciò la nostra azienda opta per una mobilità interna di due unità da un altro presidio ospedaliero verso il nostro reparto.
Quindi al primo febbraio l'organico risulta composto dal nuovo primario, dai miei due vecchi colleghi, dai due nuovi colleghi provenienti dall'altro presidio ospedaliero e da me. Tutto sommato un buon numero... dopo turni massacranti di reperibilità in tre, un organico di 5+1 poteva sicuramente portare ad un allentamento della tensione e ad una riduzione dei carichi di lavoro.
Ma invece della fine della tensione è cominciata la commedia. E siamo solo agli inizi! Ed io, vista la mia prossima partenza, ho l'onore e il privilegio (E LA FORTUNA!!!) di assistervi praticamente solo da spettatore.
Allora, ecco i fatti. Il giorno del suo insediamento il primario si trova sulla scrivania la delibera di accettazione del mio trasferimento da parte del mio nuovo ospedale con tanto di richiesta di nulla osta alla direzione generale (che mi può essere negato per non più di tre mesi)... il tutto, con un tempismo straordinario, protocollato il giorno prima a mezz'ora dalla chiusura dell'apposito ufficio. Questa è stata la prima bordata... appena insediato avere la prospettiva a breve di perdere una unità non è certo il massimo.
Ma il colpo peggiore viene dai due nuovi venuti... si scopre che saranno presenti in reparto solo due giorni alla settimana in quanto, per contratto, gli altri giorni presteranno servizio in un altro presidio dell'azienda. E i due si muovono in coppia indissolubile, camminano insieme, mangiano insieme, sono presenti o assenti dal reparto insieme. E guarda a caso saranno presenti solo e proprio nei due giorni della settimana in cui abbiamo seduta operatoria.
Ai miei due "vecchi" colleghi questa cosa proprio non va giù, ed effettivamente è difficile non immaginare l'evenienza di noi tre "vecchi" a mandare avanti reparto e ambulatorio e preparare i pazienti all'intervento che verrà svolto esclusivamente dai due "nuovi" con il primario. In pratica quindi la sensazione è quella che al primo di febbraio si sia insediata una equipe chirurgica a cui noi dobbiamo fare il lavoro sicuramente meno ambito di supporto ai pazienti da loro operati. E già questo provoca tensione.
Ma la cosa principale di destabilizzazione è la stesura dei turni di reperibilità che risulta estremamente difficoltosa dato che i due nuovi saranno presenti contemporaneamente solo due giorni alla settimana. E quì la tensione veramente aumenta.
Alla fine si riesce a "mettere giù" uno schema di reperibilità a mio avviso più che equo, nonostante i paletti imposti dai nuovi. Chiaramente è impossibile far coincidere numericamente il numero delle reperibilità in prima e seconda istanza. In pratica io e uno dei due nuovi, per febbraio abbiamo una reperibilità in più degli altri. A me non me ne importa nulla, ma l'altro si è sentito ingiustamente sovraccaricato di lavoro. E da quì è partita una discussione abbastanza tesa tra uno dei miei vecchi colleghi e questo nuovo.
Ma la parte migliore è stato il discorso fatto dal primario il giorno del suo insediamento. Discorso pacato e tutto sommato costruttivo benché secondo me siano emerse delle stranezze. Ma il punto forte è stato il finale. In pratica il primario, senza nessun motivo, si è incupito e con gli occhi a fessura, la mano tremante e la voce sibilante e uscito con una affermazione del tipo: "se qualcuno prende delle iniziative, ed io lo vengo a sapere, gliela farò pagare amaramente". Questa frase è stata recepita da noi "vecchi" come una minaccia. Si, una minaccia fuori da qualunque contesto ed estremamente ermetica nel contenuto. Premesso che una frase del genere veramente male si adatta ad un discorso di "insediamento", rimane l'assoluta indeterminazione del contenuto.
A mio avviso una frase del genere trova la sua origine nel fatto che il nuovo primario, pur non essendo un universitario, ha passato gli ultimi 25 anni di lavoro in un reparto universitario, con un primario, ovviamente, universitario. Questo genere di frasi sono tipiche proprio dei primari universitari ai quali nel nostro paese è dato di fatto decidere della vita o della morte professionale dei collaboratori.
Questa frase, per quanto ripugnante, poteva essere pronunciata in un reparto universitario MA MAI E POI MAI al momento di insediarsi come primario in un reparto ospedaliero.
La frase a me ha fatto sorridere per la sua pochezza e stupidità, ma così non è stato per uno dei miei due vecchi colleghi che si è incazzato in maniera furibonda... sul momento non ha avuto la prontezza di rispondergli, mai ieri, appena il primario è arrivato, non gli ha lasciato nemmeno il tempo di togliersi il cappotto e con fare educato ma deciso gli ha ribadito che in quel reparto nessuno minaccia nessuno e da quel momento esige che egli si rivolga a lui dandogli del esclusivamente del lei.
Nel frattempo, ieri, i due nuovi arrivati si sono mostrati abbastanza sconvolti del posto e della situazione... e si sono fatti scappare, anche con il primario, di star considerando seriemente l'ipotesi di tornarsene da dove sono venuti.
Tutto questo in soli DUE giorni di gestione del nuovo primario.
Ci sarebbe da piangere... ma fortunatamente a me viene da ridere data la mia posizione privilegiata di spettatore che a breve abbandonerà questo pietoso teatro.
Ripensando però al nuovo collega tanto indignato per aver una reperibilità in più di alcuni altri, mi viene in mente Schroeder, il pescatore dell' "Antologia di Spoon River":

Schroeder, il pescatore


Sedevo sulla riva del Bernadotte

e gettavo molliche nell'acqua,

per vedere i pesciolini combattere

finché il più forte otteneva la preda.

Oppure andavo al mio piccolo pascolo,

dove i maiali tranquilli se ne dormivano nella broda

o ammusando amorosamente fra loro,

e vuotavo un canestro di meliga gialla

e li osservavo spingersi e strillare e mordersi

e pestarsi l'un l'altro per arrivarci.

E così vidi la tenuta di Christian Dallman

di più di tremila acri

inghiottire il pezzetto di Felix Schmidt,

come un luccio inghiottire un pesciolino.

Dico, se c'è qualcosa nell'uomo -

spirito, o coscienza, o soffio di Dio -

che lo renda diverso dai pesci e dai porci,

mi piacerebbe vederlo!

Edgard Lee Masters