28 ottobre 2006

Mi hai lasciato...

Nell’illusione che il trovare una spiegazione a quello che mi è successo possa in qualche modo lenire il dolore che mi sta consumando, ho cercato quello che la scienza dice in proposito al rapporto di coppia. Ed ho trovato uno scritto assolutamente illuminante di Laura Bonanni reperibile in Internet alla pagina http://www.psicoterapie.org/169.htm . Il rapporto di coppia non è statico nel tempo ma si sviluppa e cresce attraverso delle fasi precise, con un ordine preciso e costante. Riporto di seguito un estratto dal suddetto scritto e successivamente sottolineerò in quali di queste fasi il mio rapporto con C. non si è svolto fisiologicamente.

Nel parlarvi delle fasi evolutive del rapporto di coppia, farò riferimento ad uno specifico modello psicologico, quello formulato da due autori americani: Bander e Pearson. Tale modello è comunque parallelo ad un altro, quello evolutivo proposto dalla psicologa M. Mahler, che si basa sul modo in cui il bambino, da un iniziale tipo di rapporto simbiotico con la madre (primi mesi di vita), passa lentamente a differenziarsi da lei fino ad arrivare ad una individuazione. Bander e Pearson riprendono il modello della Mahler e si focalizzano sul modo in cui le coppie passano attraverso una successione di stadi. Gli autori stabiliscono una serie di presupposti di fondamentale importanza quando si fa riferimento ad un rapporto di coppia:
1) le relazioni di coppia progrediscono attraverso normali stadi evolutivi;
2) questi stadi sono paralleli alle fasi dello sviluppo infantile della Mahler;
3) l' originario sviluppo infantile influenzerà le relazioni di coppia;
4) nel caso in cui ci siano stati problemi in una specifica fase evolutiva, con molta probabilità la persona, all'interno del rapporto di coppia, ripresenterà problemi simili;
5) ogni fase risulta essere più complessa della precedente e rappresenta una trasformazione ed integrazione di ciò che esisteva precedentemente.
Le fasi evolutive di cui parla la Mahler, e che vengono largamente descritte all'interno del suo testo La nascita psicologica del bambino, sono le seguenti:
- fase autistica,
- fase simbiotica,
- fase della differenziazione,
- fase della sperimentazione ,
- fase del riavvicinamento.
Ciò che ovviamente manca in un rapporto di coppia è la presenza della fase autistica (caratterizzata da una chiusura in se stessi con un'assoluta mancanza di contatto con la realtà), normalmente presente, invece, nel bambino alla nascita e che non viene presa in considerazione dai due autori americani nella strutturazione del loro modello. Entriamo allora nello specifico delle sucessive fasi.

Entriamo allora nello specifico delle sucessive fasi.


  1. La fase simbiotica, che può avere una durata di 6-9 mesi circa, è la fase dell'innamoramento, della fusione con l'altro. Il partner è visto come perfetto, magnifico, infallibile e ci si sente molto simili all'altro. Questa fase riveste una funzione importante nella vita di una coppia, consente, cioè, la creazione di un legame di base. L'aver vissuto questa fase certamente aiuta la coppia nel suo sviluppo successivo.

  2. La fase della differenziazione (caratterizzata da un processo di separazione-individuazione) è quella in cui - la parola stessa lo dice - ci si comincia a differenziare dall'altro. Gradualmente i partner iniziano a scoprire che i gusti non sono identici, che il compagno o la compagna non è così perfetto/a come si credeva. E' questo il periodo in cui il partner viene, per così dire, 'buttato giù dal piedistallo', viene smitizzato. In questa fase si fa un po' l'esperienza del lutto, della sofferenza nello scoprire gli aspetti negativi dell'altro, i suoi punti di debolezza.
  3. Nella fase di sperimentazione, come per il bambino di un anno, un anno e mezzo svincolarsi dal rapporto con la mamma, conoscere tutto ciò che è nuovo e godersi appieno le proprie scoperte è fondamentale per la crescita, così per i membri della coppia è di vitale importanza cercare di nuovo l'esterno. Cosa vuol dire questo? Entrambi i partner, ad esempio, si butteranno molto nel lavoro, andranno alla ricerca di nuove amicizie, si dedicheranno ad attività particolari e nuove. L'energia viene investita molto all'esterno del rapporto a due. A questo punto si acuiscono i conflitti che erano sorti nella fase precedente; quindi se si desidera che il rapporto vada avanti, è importante trovare modalità nuove per gestire in modo sano tali conflitti. Ad esempio, fare entrambi ciò che più desiderano (andare al cinema a vedere film diversi, o restare in casa quando l'altro va al cinema); rinunciare da parte di uno dei due, a vantaggio del desiderio dell'altro; o anche - e ciò è più auspicabile - adottare dei compromessi. E' bene, comunque, che ci sia flessibilità, cioè che non sia sempre lo stesso partner a retrocedere. Come il bambino che, nella fase di 'sperimentazione', ha fatto esperienza di se stesso, dei propri limiti e del mondo circostante ricerca il sostegno materno perchè si accorge di essere debole e bisognoso (fa la spola fra la madre ed il trovarsi da solo) anche la coppia fa qualcosa di simile.
  4. Dopo essersi sperimentati all'esterno, i due partner si cercano di nuovo. E ciò vuol dire che entrambi 'ricercano' un riferimento affettivo. C'è un forte bisogno di sentirsi rassicurati sulla presenza dell'altro anche se in alcuni momenti se ne fa a meno. In quesa fase di riavvicinamento si tratta proprio di costruire una vera e propria accettazione dell'altro, di quello che egli è, del punto in cui si trova.
  5. Superate queste fasi si arriva ad un livello di mutua interdipendenza in cui si impara a stare in relazione con l'altro, conoscendolo per quello che realmente è, accettandolo, quindi, nella sua imperfezione. Spesso chi giunge a questa fase sente il bisogno e la voglia di costruire qualcosa insieme al proprio partner. Può essere il tempo in cui si comincia a fare qualche progetto in comune, come qualche attività specifica, o si desidera di avere un figlio.

Quanto detto riguarda, in generale, ciò che più o meno può verificarsi all'interno delle varie fasi che una coppia 'normale' vive durante il suo processo di crescita. E' chiaro, comunque, che le cose non vanno mai così lisce e regolari. Quello che spesso può accadere nella realtà è che le persone presentino entrambe delle difficoltà in un particolare momento della relazione, in una particolare fase evolutiva della coppia, oppure che uno dei due si trovi più avanti dell'altro nella crescita. Può avvenire, ad esempio, che uno dei due cominci a differenziarsi mentre l'altro resta a livello della fase simbiotica, oppure che uno voglia sperimentarsi all'esterno del rapporto di coppia e l'altro sia ancora al livello della simbiosi. In generale possiamo dire che più di due stadi di differenza non possono esserci in una coppia; se ciò fosse, avverrebbe una rottura perchè la differenza sarebbe sproporzionata per poter mantenere in piedi una relazione significativamente sana.

Laura Bonanni

La prima cosa che colpisce è che l’innamoramento esiste solo nelle primissime fasi dell’evoluzione della vita di coppia interessando unicamente la fase simbiotica che non dura oltre i 6-9 mesi. Trascorso questo tempo non vi sono più i presupposti fisiologici affinché esista ancora innamoramento. Non è quindi questione di volontà o di voglia, ma è un obbligo che la natura ci impone in quanto esseri umani.
La mia fase simbiotica con C. è stata caratterizzata da uno strettissimo innamoramento e da una proiezione reciproca dell’uno nell’altra tale addirittura da coniare per me un soprannome, “J”, che al pari del’unità immaginaria elettrotecnica, mi descriveva ai suoi occhi come qualcosa di irreale quanto bello (inteso soprattutto come elemento di compagnia piuttosto che fisicamente).
L’inizio del nostro innamoramento ha coinciso con un momento di difficoltà fisica di C., e il mio essere presente in tale fase credo abbia contribuito a spingere un innamoramento che forse era andato oltre il normale livello di partecipazione sentimentale ragionevole.
Questa è stata la fase delle telefonate chilometriche, dell’esclusione di tutto oltre noi stessi e lo studio, dalle nostre vite. Rapporto quasi morboso, piacevolmente soffocante. Mia madre si sentiva esclusa dalle mie attenzioni. Anche per lei era tutto nuovo visto che si trattava della prima volta che suo figlio si impegnava in una storia d’amore.

La fase di differenziazione ci ha colti molto gradualmente... sicuramente qualcosa stava cambiando rispetto alla fase simbiotica. Si può dire che C. prendeva iniziative per tutti e due senza quantomeno verificare se la cosa entusiasmasse alla stessa maniera anche me. Ovviamente era valido anche il reciproco in cui cercavo di coinvolgerla negli interessi che fino ad allora avevo coltivato e che la vita di coppia necessariamente mi aveva almeno parzialmente indotto a mettere in secondo piano. Ecco quindi comparire gradualmente le due individualità che, seppur strette nel vincolo di una relazione ancora molto vicina alla fase simbiotica, a tratti potevano essere elementi di piccoli conflitti.

La fase della sperimentazione praticamente non l'abbiamo vissuta... siamo stati per anni morbosamente chiusi su noi stessi accentuando reciprocamente le diversità di carattere e spesso non vi è stata nessuna voglia di smussare gli spigolo di entrambi. Ecco forse dove la nostra storia ha cominciato ad avere problemi.

E' quindi comprensibile che una fase di riavvicinamento difficilmente potesse svilupparsi armonicamente dopo una fase della sperimentazione come quella sopra descritta. C., non trovandi stimoli ma ,anzi, conflitti, nelle fasi di differenziazione e di sperimentazione, sognava il rapporto come quello che aveva vissuto nella fase simbiotica. Ed ecco che questo porta a due ordini di problemi: 1. già in questa fase io e lei eravamo ormai distanti di più di due fasi evolutive e quindi, secondo la Bonanni, non vi erano già piu i presupposti per una relazione sana.

Al momento in cui si sarebbe dovuti essere, dopo 10 anni di convivenza, al livello di mutua interdipendenza, quando io dopo aver accettato C. in tutto e per tutto e ipotecavo di costruire qualcosa... C. esce il 25.10.06 con la sciagurata frase e nota frase "ti voglio bene ma non sono più innamorata di te". Nonsono più innamorata di te dopo dieci anni??? ... ma se l'innamoramento, come sopra spiegato, non dura piu di sei-nove mesi!

Una frase così, usata per chiudere un rapporto, è una vergognosa e spudorata autodenuncia di non aver voluto costruire nulla con il partner che invece ci credeva e per questo è stato anche imbrogliato. Per che cosa? Forse soldi, sesso, vita agiata....VERGOGNA!!!

1 Comments:

Anonymous Anonimo said...

Dio solo sa quanto c'è di vero in questo tuo post.
Anch'io ho vissuto le stesse cose... credo che tutti vivano prima o poi le stesse cose. Siamo programmati così. Molti però non vogliono ammettelo...

21 aprile, 2007 00:10  

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