08 aprile 2007

Medicina difensiva

PRIMA DI QUALUNQUE RAGIONAMENTO VOGLIO CHE SIA ESTREMAMENTE CHIARO CHE L'ERRORE IN MEDICINA E IN CHIRURGIA E' POSSIBILE, A VOLTE ARRECA DANNO AL PAZIENTE, ED E' DOVEROSO CHE TALE DANNO, QUALORA ACCERTATO, VENGA IN TUTTE LE SUE FORME RISARCITO AL PAZIENTE CHE NE E' STATO VITTIMA.

Chi scrive è uno che si alzerà domani mattina alle 06.00 e che come chirurgo ortopedico (ovvero medico di quelli che "mette le mani addosso alle persone" ) garantirà, per oltre 30 ore consecutive, assistenza specialistica al reparto ospedaliero in cui è in organico (ancora per poco...pfiuuu!!!) nonché ad una popolazione di circa 40.000 persone per quanto riguarda eventuali urgenze ed emergenze chirurgiche ortopediche che dovessero giungere in pronto soccorso... quindi una persona che conosce in maniera approfondita l'ambiente e che vorrebbe fare una breve considerazione...breve, perché tanto chi non vuole capire non capirà mai, mentre chi disonestamente ha capito... ha già capito fin troppo bene.

Mi riferisco alla pretestuosità delle richieste di indennizzo a seguito di presunta malpractice. In certi ambiti territoriali e disciplinari sono ormai diventati quasi la regola.
Potrei facilmente fare nutriti elenchi di casi... tuttavia preferisco evitare di entrare nello specifico in quanto questo presupporrebbe pensare nello specifico, la qual cosa solo all'idea mi provoca il voltastomaco.

E' ormai evidente che esistono certe schiere di "pazienti", spesso supportati da certi avvocati privi di qualunque dignità per la professione che esercitano, che a fronte di qualunque atto medico o chirurgico, effettuato nei loro confronti in regime di "stato di necessità" (nel quale il sanitario NON può rifiutare la sua prestazione d'opera), in malafede chiedono risarcimenti per danni a loro dire subiti a seguito di tali atti.

Il più delle volte tali richieste sono semplici redatte dall'avvocato del "paziente" che essendo quasi sempre incompetente in materia esordiscono con sproloqui deliranti di carattere medico, e regolarmente si concludono con la richiesta di risolvere la questione del risarcimento per via bonaria minacciando altrimenti il ricorso alle vie legali. Tali missive sono in genere indirizzate alle direzioni sanitarie delle aziende. Il dramma è che certe direzioni sanitarie sono particolarmente propense ad accettare in maniera pressoché indiscriminata tali accordi extragiudiziali rifondendo il "paziente" per danni assolutamente mai subiti.
E la "voce" di questo, specie nelle realtà di provincia, gira... e i casi da sporadici che erano sono diventati estremamente più frequenti.
Altre volte invece viene chiamato direttamente in causa il medico che ha eseguito la procedura che avrebbe arrecato danno al "paziente". E qui la situazione viene gestita personalmente dal sanitario in funzione del suo carattere, della condotta della sua assicurazione, ecc.

Ma questo ormai consolidato malcostume cosa provoca?

1. il medico tenderà sempre di più ad evitare atti, specialmente chirurgici, avvalendosi della sua facoltà di rifiutare i casi "in elezione", ovvero salvaguardandosi dai tentativi di truffa nei suoi confronti e nei confronti della propria assicurazione almeno quando non sussiste un'immediato stato di necessità; il paziente che dovrà subire un intervento chirurgico difficile ma non urgente, farà sempre più fatica a trovare qualcuno che lo operi;
2. il medico tenderà sempre di più a prescrivere montagne di esami clinicamente assolutamente inutili con l'unica funzione di crearsi una documentazione con valore medico legale da produrre in propria difesa in caso di controversia giudiziaria; tali esami vengono ovviamente eseguiti in regime pubblico con conseguente aumento esorbitante della spesa sanitaria del paese che inevitabilmente si ripercuote sulle tasse di tutti, anche dei "pazienti" in malafede che hanno fatto della pretestuosità il loro lavoro.
3. alcuni dei suddetti esami espongono il paziente ad una dose estremamente rilevante di radiazioni (per esempio le TAC) con quindi un effettivo danno biologico diretto al paziente.

Questa è la sanità a cui ci sta portando l'imbecillità di alcuni "pazienti", alcune amministrazioni e alcuni avvocati.