23 febbraio 2010

Il sogno

Da tempo le mie notte sono a malapena benedette da Ipnos e quasi mai da Morfeo. Tuttavia quest'ultima notte non solo ho dormito ma ho anche sognato e perfino mi ricordo cosa ho sognato. Non ho una visione mnesica completa del sogno, ma alcuni brandelli li ho assolutamente scolpiti nella mente e credo vi rimarranno per un bel po' di tempo... strano per un sogno, spesso un insieme di immagini inutili che si scordano al mattino.
Non so dire se si trattasse di un sogno bello, ma di sicuro, per lo meno per il vissuto emotivo che l'ha accompagnato, brutto non era. Quello che mi rimane ora in memoria è equiparabile a tre frammenti di una grande tela dipinta con colori vividi.
Il primo frammento riguarda me, nel porto di New York. Ero certo di essere proprio nel porto di New York pur essendo il paesaggio assolutamente incompatibile con tale sito. Infatti pareva più il panorama dolce collinare che si osserva in certe alture sopra il Lago di Como in cui il verde della vegetazione, radamente solcato da stretti sentieri, si continuava nell'acqua. Ma a differenza di un paesaggio lacustre, per definizione un po' opprimente, l'orizzonte era estremamente aperto, con qualche nodo di vento che spostava dolcemente un'aria salmastra resa tiepida da un sole tardo primaverile. In acqua, una chiara acqua marina azzurro chiaro, vi era una nave o al massimo un paio, in lento movimento. Io assolutamente convinto che quello era il porto di New York, ero in compagnia della mia ex convivente e con lei camminavo su un sentiero. Della sua immagine nel sogno ho un ricordo solo sfumato... era indubbiamente lei, quasi impercettibilmente più bella, un po' più giovane e rilassata, e mi faceva da guida lungo il sentiero. Lei mi parlava in italiano ma era evidente che padroneggiasse fluentemente la lingua del posto, e per questo un po' la invidiavo. Mentre camminavo e guardavo il panorama lei mi ha indicato una costruzione che non pareva in riva al mare ma leggermente in altura, attorniata da una rigogliosa vegetazione. La costruzione era totalmente di lamiera metallica molto spessa assemblata tramite flange imbullonate, dipinta di un rosso quasi rugginoso per la tonalità che sconfinava verso l'arancione carico. A primo achito, anche in relazione al resto del panorama, sembra una stazione di un grande impianto di funivia. Lei mi diceva che quello era il terminal delle navi passeggeri del porto di New York, e mi rassicurava dicendomi che era assolutamente sicura che fosse quello in quanto da li c'era passata. Io, non so per quale ragione, ero desideroso di recarmi in quel posto verso il quale lei mi stava accompagnando. Mentre mi accompagnava lungo il sentiero, probabilmente tenendomi per mano, abbiamo incrociato un uomo che veniva in direzione opposta telecomandando una macchinina di quelle con il motore a miscela di nitrometano. In quella macchinina riconobbi come familiare il carter in alluminio blu del motore e riguardo a questo particolare ebbi a commentare con la mia accompagnatrice.
Il secondo frammento, meno vivido del primo ma sicuramente successivo ad esso, riguardava sempre me e lei, questa volta al coperto in un locale che poteva assomigliare ad una stazione ferroviaria di media dimensione. Io stavo accanto a lei che anche in questa situazione mi conduceva; vi erano delle altre persone con le quali lei ebbe a scambiare delle battute amichevolmente in un inglese estremamente fluido che io non ero in grado di comprendere.
Il terzo e ultimo frammento, anche cronologicamente, è in assoluto il più sfuggente nella mia memoria. Grossomodo riguardava la presenza di me e lei su una grande nave che viaggiava in maniera tranquilla a poca distanza dalla costa su un mare limpidissimo ai cui bordi era riconoscibile un paesaggio che avrebbe potuto benissimo comprendere il luogo in cui era ambientato il primo frammento di sogno. Ricordo che vi era una vedetta che dalla nave controllava permanentemente se vi fossero delle persone cadute in mare. Per un istante poi mi sono trovato io nel ruolo di quella vedetta e ricordo che con il binocolo invece che osservare l'acqua i cerca di possibili naufraghi osservavo ammaliato il paesaggio sapendo che tanto nessuno si sarebbe mai accorto di quella mia negligenza.
Questo è quanto... si potrebbe star delle ore a cercare di interpretare il sogno. Io per il momento, quando ancora il ricordo è stranamente ed eccezionalmente vivido, mi sono limitato a descriverlo affinché possa essere consegnato indelebilmente alla memoria dei posteri.