14 dicembre 2008

Il mio capo è un bastardo

Io cerco di non scrivere in maniera volgare e di evitare il più possibile parole che in qualche modo possano infastidire chi legge e che comunque farebbero sicuramente peggiorare qualitativamente questo blog che nel bene e nel male rappresenta fino ad oggi quasi tre anni della mia vita. Però questa volta, per l'argomento trattato, certamente qualche termine eterodosso lo scriverò, in quanto a questo messaggio attribuisco anche un valore di sfogo.
Un'osservazione che può parere ovvia è che chiunque, a qualunque livello, in qualunque ruolo, ha sempre qualcuno che in qualche modo è il suo capo, che ha poteri su di lui, a cui dover rispondere.
E io, come tutti, ho uno stronzo a cui dover rispondere. Intendiamoci, il mio lavoro, per legge e per l'assunzione delle responsabilità che da esso derivano, è caratterizzato da assoluta autonomia decisionale e di azione. Però purtroppo un coglione a cui rendere conto del proprio operato ci deve essere.
In passato, anche qui sul blog, avevo parlato positivamente del mio attuale capo. Ma il tempo ha reso fin troppo palese la vera natura di quell'essere ripugnante.
Al di la di un eloquio frammentario, deragliante, quasi disartrico, il soggetto rappresenta il campione assoluto dell'opportunismo. Ma non un opportunismo inteso come frutto di qualche furbizia, ma un opportunismo patologico, confinante l'idea ossessiva di volgere qualunque cosa e il comportamento di chiunque unicamente nella direzione di favorire se stesso. E a fronte di questo obiettivo è assolutamente tutto lecito, a partire dallo scopo per finire nella giustificazione di qualunque mezzo. Non guarda in fronte a nulla e a nessuno. Se stesso e il proprio fine passano avanti a tutto.
E' un registratore... ricorda episodi e frasi nei minimi dettagli anche a distanza di anni, forse se le scrive e se le studia, fino ad utilizzarle per denigrare, umiliare, quelli su cui ritiene di esercitare in questo modo il suo potere.
Studia e medita sul modo di far più male... individua quali sono le debolezze degli altri e colpisce scientemente i punti più sensibili degli altri. Nel fare questo commette ripetutamente e continuativamente atti di mobbing, denigrando e svilendo le altrui doti e capacità fino a impedire l'altrui appagamento.
E' un uomo vuoto, o meglio, pieno delle beceraggini che egli ritiene importanti e per le quali mette in atto il suo comportamento troppo spesso oltre alla linea che separe il lecito dal criminale. E la beceraggine che egli ritiene più importante è il, di fronte al quale non capisce più nulla... è assolutamente ubriacato da esso.
E' una persona veramente fastidiosa a pelle... o almeno da questa sensazione a (quasi) tutti. Antipatico, maleducato con i suoi pari e con quella che ultimamente viene chiamata, inappropriatamennte e inopportunamente, "utenza".
Ovviamente un leccaculo lo ha. Ogni "grande uomo" deve avere un delfino... ma nel suo caso, molto aproppriatamente, si tratta di un ratto. Già, un ratto, sia fisicamente che moralmente, uno che è arrivato a chiamarlo "papà".
Infine, come è praticamente ovvio per persone come lui e il ratto, non valgono assolutamente nulla, ne scientificamente ne tecnicamente.
Se lavoro ancora in quel posto è perché c'è la speranza che sto coglione ad aprile se ne vada in pensione. Ma anche qui c'è il gioco dei misteri. Della sua dipartita lavorativa ne parla solo con il suo ratto e comunque in maniera molto ambigua. Forse chi sta sbattendo via la propria vita professionale alla "corte" di questo pirla avrebbe anche diritto di sapere se se na va fuori dalle palle o meno. Quello che in questo momento di incertezza non mi può portare via è la speranza. La speranza che se ne vada fuori da cazzo è l'ultima a morire. Altrimenti me ne andrò via io.