17 giugno 2007

Gli amici di cane

Un paio di sere fa camminando nel mio quartiere sono passato davanti alla casa di due miei amici. E di fianco alla loro porta vi era un cartello con l'inserzione "affittasi". In quella caso vi ero stato più volte e vi ho anche trascorso una notte di capodanno. Ma procediamo con ordine.
Una delle tante cose che ho dato vinte a C. è stato prendere un cane. Io non volevo per una montagna di buoni motivi. Innanzitutto perché un cane in appartamento soffre. Poi perché gli orari di entrambi non avrebbero permesso di accudirlo come sarebbe stato doveroso. Infine perché l'appartamento aveva già come inquilini tre gatti. Ma ovviamente nella mia testa malata C. era più importante dei suddetti buoni motivi per cui il cane è arrivato. E ovviamente tutto quello che avevo preannunciato come problematico si è puntualmente verificato... ma questo è un altro discorso.
Una volta che il cane c'è stato sono ovviamente cominciate le passeggiate per portarlo fuori. Per fortuna che la mia zona è ricchissima di zone verdi con aree attrezzate per cani. Inevitabilmente i cani fanno amicizia e così anche i loro "padroni". Proprio così è stato che abbiamo conosciuto i due amici a cui mi riferivo all'inizio del post. Con loro l'amicizia è stata facile, erano arrivati da poco a Milano e non conoscevano nessuno. Lui un ingegnere svizzero e lei, sua moglie, una ragazza brasiliana, sempre in giro per il mondo per inseguire le offerte di lavoro di lui, uno dei maggiori esperti a livello mondiale di infrastrutture per le comunicazioni cellulari. Poi col tempo gli "amici di cane" sono aumentati fino a costituire un bel gruppetto.
Quello degli amici di cane (o meglio di canI visto che nel frattempo i capricci di C. avevano fatto si che diventassero due) era un bel gruppo. Si usciva a mangiare, si chiacchierava e si scherzava. Apprezzavo molto quella compagnia.
Poi C. se ne è andata e i cani con lei. Io sono sprofondato nella depressione. Non ho più visto ne sentito nessuno di quel gruppo.
Col tempo mi sono rimesso in piedi e ho cominciato a ricamminare sulle mie gambe. Ora che a distanza di quasi otto mesi posso dire di stare veramente bene, l'aver visto quel cartello di "affittasi" mi ha fatto sorridere e riflettere. E riflettendo mi sono immaginato di camminare lungo un viale dritto che si perde all'orizzonte; ad un certo punto mi sono fermato e mi sono guardato indietro ed ho visto con contorni sfumati la strada fino ad adesso percorsa e ai lati del viale i contorni sfumati delle persone con cui ho avuto dei contatti. Poi sorridendo ho riportato lo sguardo in avanti e ho ripreso il mio cammino pensando cosa avrebbe potuto significare quel cartello "affittasi".