23 novembre 2006

Aborto

Detesto le premesse ma questa volta sono obbligato a farne due.
Primo: deve essere estremamente chiaro che SONO ASSOLUTAMENTE LONTANO DA QUALUNQUE FORMA DI RELIGIONE;
Secondo: ritengo la morale come una emanazione dell'etica e come tale una scienza e non un giocattolo populistico in mano ai preti o ai fraticelli (talvolta "moralmente" anche pederasti), utile per manipolare i più sprovveduti.
Inoltre sono solito accompagnare i miei post con delle immagini... in questo caso non lo faccio perché per lo specifico argomento mi da abbastanza fastidio.
Ed ecco il fatto. Questa mattina passeggiavo per il corridoio del blocco operatorio in attesa di "piazzare" l'ennesimo chiodo Gamma nel solito novantacinquenne con la solita frattura pertrocanterica. Intervento che di per se mi porta via al massimo una ventina di minuti, ma che ha dei tempi di preparazione anestesiologica, di posizionamento del paziente e radiologici abbastanza lunghi (che a volte si allungano ulteriormente per motivi che per la dignità del paziente è meglio tralasciare... ma quì gli "addetti ai lavori" hanno già benissimo capito a cosa mi riferisco). In attesa quindi di effettuare l'atto operatorio vero e proprio ho dato un'occhiata a quello che succedeva nelle sale vicino alla mia. In una il primario di chirurgia generale stava eseguendo una emicolectomia laparoscopica; quell'uomo ha dei seri disturbi del carattere, però ha una mano chirurgica che è davvero spettacolare. Una sala era vuota, mentre nell'altra operavano "quelli" della ginecologia. Avevo già notato che in questa sala vi era un discreto via vai di pazienti giovani la cui permanenza nella sala non durava più di un quarto d'ora. Beh, non era difficile immaginare che la seduta operatoria odierna della ginecologia era dedicata alle IVG, interruzioni volontarie di gravidanza... insomma agli aborti non terapeutici, regolati dalla famosa legge 194.
Non avevo mai assistito ad una aborto, e visto che ne avevo il tempo ho deciso che questa mattina era la volta buona per farmi una idea diretta su questa procedura. Mi sono dunque piazzato nel locale di lavaggio dei ferri adiacente alla sala e mi sono messo ad osservare quello che succedeva attraverso l'ampio vetro della finestra passaoggetti. Quando mi sono "appostato" la paziente era gia sul letto operatorio, in posizione ginecologica. Quello che mi ha colpito subito è stata proprio la paziente. Giovanissima... probabilmente era appena maggiorenne. Molto ma molto bella, un corpo perfetto, lo stesso dicasi per la simmetria del viso ornato da due fanali verdi al posto degli occhi e da capelli lunghi biondo chiaro. La postazione dell'anestesista era "presidiata" da uno specializzando... strana presenza, quel soggetto è noto per la sua beghineria pressoché patologica, e mai mi sarei aspettato di vederlo dentro quella sala in quel momento. Un'ipotesi può essere che dato lo scarso impegno anestesiologico che quel tipo di intervento comporta, gli abbiano dato carta bianca, ovvero la "soddisfazione" di gestirsi da solo la seduta operatoria... e che questo gli abbia prontamente fatto superare qualunque "obiezione di coscienza"; comunque non voglio commentare oltre dato che non so leggere nel cuore delle persone.
Nella sala erano anche presenti due strumentiste (dico due!!!... cara grazia che a noi ortopedici ne "concedano" una), e due ginecologi. Uno si apprestava ad eseguire l'"intervento" mentre l'altro era appoggiato al muro della sala e guardava. Lo specializzando anestesista ha quindi proceduto ad iniettare in vena del Diprivan... in pochi secondi la paziente era sedata, lui la ventilava in maschera, e l'"intervento" ha avuto inizio. Si, "intervento" si fa per dire... dopo averlo visto una volta sarebbe in grado di replicarlo anche una scimmia. In pratica il ginecologo "operatore" ha posizionato due devaricatori, uno ventrale e l'altro dorsale a livello della vagina, poi con una cannula di grosso calibro attaccata all'aspiratore si è introdotto nell'utero. Con la cannula ha ripetutamente passato tutto l'endometrio... nel tubo trasparente dell'aspiratore si vedeva scorrere materiale ematico frammisto a frustoli di tessuto... comunque materiale frammentato, dalla distanza a cui ero non sono stato in grado di vedere se al suo interno vi si riconoscessero parti anatomiche formate del feto. La manovra di aspirazione sarà durata quattro o cinque minuti al massimo. Dopo di che ha introdotto nell'utero un tampone montato du una pinza ad anelli o su una Duval e ha dato una bella "raschiata" finale all'endometrio. La paziente a questo punto già cominciava a non gradire le manovre dato che l'effetto del Diprivan evidentemente stava finendo, e non aveva senso iniettarne dell'altro dato che anche l'"intervento" era ormai alla fine. Dopo di che una bella esplorazione uterina manuale permetteva all'operatore la verifica del buon lavoro eseguito. Tempo totale: non più di sette massimo otto minuti. Verso la fine dell'"intervento" una delle strumentiste ha commentato che "a fare queste cose" sarebbe finita sicuramente all'inferno dove per punizione l'avrebbero "ingravidata tutte le mattine e sgravidata tutte le sere"... che fantasia! Prima di abbandonare il mio punto di osservazione non ho potuto fare a meno di notare un discreto numero di siringhe già riempite di Diprivan pronte per le imminenti repliche della procedura su altre pazienti.
Non posso negare di essere rimasto colpito da quello a cui ho assistito. Non certo per l'aspetto tecnico dell'"intervento" ma per la semplicità con cui si può spegnere volontariamente una vita umana. Una vita umana che magari in questo modo non è stata condannata alle sofferenze di questo mondo; magari invece una vita umana che sarebbe stata così grande da cambiare il corso della storia. La legge dice che questo si può fare, che è lecito. Onestamente non so se lo sia. Tuttavia credo che se un giorno mi dovessero chiedere di effettuare un aborto non terapeutico mi rifiuterei... e qesto lo dico da perfetto ateo.
Sono tornato nella mia sala... mentre effettuavo i controlli radioscopici per verificare la riduzione della frattura del vecchio, mi cascava un occhio sul corridoio dove su una barella un'altra ragazzina veniva trasportata verso la sala della ginecologia.

4 Comments:

Anonymous Anonimo said...

Madre indissolubile
Danno irreversibile del mio vivere
A te vanno le mie lacrime
Con te se ne vanno per sempre
Sei lo specchio
Del mio corpo e della porcheria
Luce azzurra
E mano sul mio capo
Acqua che ristagna nell'arsura della gola
Tra sangue e lembi di carne imbevuti del tuo siero
Curvo m'incammino e piano ti getto via
Getto via i tuoi occhi
Intagliati dei ricordi che non avremo
Getto via la speranza di saperti mia
Getto via le tue labbra
Il tuo naso
Le tue gote spigolose
Ti getto via ora
Perchè so che mi hai già lasciato.

26 novembre, 2006 21:33  
Anonymous Anonimo said...

E delle persone "già" pienamente formate che ne dici? Tu le vedi e ce le descrivi come "pazienti". Stanno in camera operatoria tutte sistemate per farsi appunto operare, non sono persone, al massimo "lavoro", più o meno facile, più o meno piacevole, più o meno interessante sul piano medico-chirurgico. Al massimo, per il loro essere "persone", dal tuo post appare un semplice giudizio estetico. Un po' poco, direi. So bene cosa dico. Fortuna ha voluto che non abbia ancora dovuto venir operata ma ho avuto fidanzati medici, ho amici medici e un marito medico. Conosco (e capisco perfino) l'atmosfera di lavoro degli ospedali. E il disincanto - solo alcuni sono davvero cinici - che vi regna. Ma poi, a fronte di tanta "freddezza" professionale, ecco il sentimentalismo idealistico. L'astrattezza e il velleitarismo bovaristico: come per compensare la mancanza di affettività reale per chi è pienamente persona ecco affacciarsi la lacrimuccia idealistica per "ciò che potrebbe essere". Credo che l'applicazione dei tuoi giudizi su morale ed etica come scienza sia un poco labile, quantomeno.
caracaterina

26 novembre, 2006 22:55  
Blogger Il lato in ombra della collina said...

Le realtà ospedaliere sono melte, come molti sono gli ambiti della medicina e della chirurgia. Certo vi è l'approccio alla patologia e l'approccio alla persona.
Non in tutte le specialità il rapporto tra i due elementi è lo stesso. Se sei un ortopedico mentre esegue una emipelvectomia più ti è lontano il concetto di persona meglio è. Se sei un neurospsichiatra infantile, sicuramente ti sarà più utile guardare alla persona che non alla patologia (che cercherai di curare attraverso al persona appunto).
Io si che sono stato operato... e non finirò mai di rigraziare quello che mi ha aperto la pancia e mi ha guarito.
Entrando in dettagli non specificati nel mio post, il paziente ultranovantenne in esso citato (ovvero il "LAVORO") è entrato in sala operatoria con un femore rotto, ne he usito dopo venti minuti, e a distanza di due giorni cammina... si, sarà "lavoro", ma a me basta per essere soddisfatto della mia giornata e per potermi guardare allo specchio senza vedere riflessa una montagna di merda.
Io credo che sia male tutto ciò che prova dolore. Eccomi quindi da sempre tenace sostenitore dell'eutanasia attiva, e contrarissimo alla pena di morte.
Riguardo all'aborto... nessuna lacrimuccia, semplicemente lasensazione personale che sia una cosa sbagliata, almeno quando si tratta di un succedaneo delle molteplici pratiche disponibili di contraccezione.

26 novembre, 2006 23:46  
Blogger Il lato in ombra della collina said...

E poi un'ultima considerazione con domanda conseguente: Nella mia sala è entrato un vecchio che non poteva più camminare e ne è uscito un vecchio che in due giorni si è rimesso a camminare;
Nella sala delle IVG:
1. chi/cosa vi entra?
2. chi/cosa vi esce?
Si prega di dare una risposta "illuminante".

27 novembre, 2006 00:04  

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